Tavola Rotonda al Burcardo - 30 Ottobre 2013

COMUNICATO STAMPA

 

VINCITORI E PERDENTI: QUESTA E’ LA REGOLA DEL BRANCO

IL DISAGIO GIOVANILE AL CENTRO DI UN INCONTRO SUI RECENTI FATTI DI CRONACA

 

Roma, 30 Ottobre 2013.  “Aumentano i reati sessuali compiuti da ragazzi di buona famiglia: espressione di un disagio adolescenziale che spesso manifesta i propri sintomi anche in età infantile. Non sono rari i casi di disturbi alimentari, come bulimia e anoressia, persino tra bambini di 4-5 anni. Anche il suicidio è contemplato tra gli adolescenti”. Lo ha detto Serenella Pesarin, direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari del Dipartimento giustizia minorile, nell'ambito della tavola rotonda dal titolo “Disagio minorile: falsi miti, falsi valori”, promossa dall'Associazione Inverso Onlus, Dipartimento per la giustizia minorile e Siae.

Insieme a lei, partendo dai recenti casi di cronaca che hanno visto minori coinvolti in stupri, prostituzione e altri episodi di violenza, si sono confrontati oggi presso il Museo Teatrale Siae del Burcardo, moderati dalla giornalista Antonella Bolelli FerreraCaterina Chinnici, capo Dipartimento giustizia minorile, Dacia Maraini, scrittrice, Raffaele Bracalenti, presidente dell’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali, la giornalista Marida Lombardo Pijola, Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura e Alberto  Contri, presidente di Pubblicità Progresso.

“Il mondo dei più giovani è diviso in vincitori e perdenti. La legge del branco è molto dura: il più forte comanda, i più deboli subiscono, gli altri sono solo spettatori”, ha detto Marida Lombardo Pijola. “La cultura che domina tra gli adolescenti è che tutto si possa comprare e vendere. Tutto diventa merce. Questo addormenta il concetto di merito e conseguentemente di giustizia. Si perde la consapevolezza delle proprie azioni” ha aggiunto Dacia Maraini.

Il minore, anche quando viene messo di fronte alle proprie responsabilità, come nel caso della violenza a una coetanea, non si rende neppure conto della portata del reato commesso: “In fondo che ho fatto?”. Come l’adolescente che si ritrae nuda e mette la propria immagine su internet, in cambio di una ricarica del cellulare, è allo stesso modo inconsapevole del disvalore del proprio gesto.

“Il principio che la capacità di seduzione sia il massimo valore femminile, così come la capacità predatoria lo sia per il maschio, capovolge il sistema dei valori, mai così sfibrato come oggi – ha detto Lombardo Pijola – Si è perso il rispetto di sé e degli altri. La sessualità non è vissuta come scambio emotivo ma come prestazione”.

Uno degli ultimi episodi di cronaca che a Bologna ha coinvolto in una maxi rissa 250 adolescenti, divisi unicamente dall’appartenenza sociale, dimostra quanto la società dell’apparire stia distruggendo la crescita morale di molti minori. “Sesso, potere e denaro – dice Raffaele Bracalenti – sono i falsi valori che muovono molte baby gang  verso atti criminosi.

Chi ha la responsabilità di tutto questo? Dal confronto dei relatori emerge il ruolo centrale della famiglia: “C’è la crisi della figura paterna ­– spiega Bracalenti -  è venuta meno la capacità genitoriale di dare delle norme. Oggi non regge più la disciplina del “no”. Un tempo ci si abituava al confronto con il “no dei genitori. Questo non accade più: la famiglia oggi ha un equilibro molto fragile, al primo divieto, al primo conflitto, rischia di saltare”. 

“Abbandonare i propri figli per ore davanti a un computer senza alcun controllo – aggiunge Alberto Contri, docente di comunicazione sociale – è come lasciarli navigare soli in mare aperto. Finiranno inevitabilmente preda dei marosi. Ma demonizzare le nuove tecnologie sarebbe inutile e anacronistico. La rete è un mondo fantastico, ricco di opportunità, ma è da irresponsabili non fornire ai minori gli strumenti per riconoscere i contenuti anche pericolosi in cui ci si può imbattere. Per non parlare di quei social network che, garantendo l’anonimato, possono diventare strumenti di violenza”.

Anche l’informazione  ha le sue responsabilità: “Si parla troppo di modelli negativi che finiscono con l’acquisire nell’adolescente la valenza di figure eroiche. E i ragazzi emulano” dice Maraini.

L’emulazione può portare alla devianza, di cui il reato è l’espressione culminante. Caterina Chinnici che ricorda i 23 mila giovani autori di reato attualmente in carico ai servizi della Giustizia minorile, spiega che l’attività di recupero passa attraverso la rieducazione del giovane possibilmente con il coinvolgimento della famiglia di origine. “Ma una volta concluso il percorso penale occorrerebbe l’impegno della collettività per consentire al giovane di reintegrarsi. Questa è la grande sfida”.

La scuola avrebbe un ruolo molto importante, non solo nel recupero ma soprattutto nell’educazione e nella prevenzione: “Spesso le imputiamo  una serie di peccati – dice Marco Polillo – ma l’evidenza maggiore è che la scuola non è riuscita a cambiare i metodi di insegnamento, trovandosi così spiazzata, “scollata” dagli studenti di oggi ai quali non riesce più a trasmettere una serie di valori. La cultura è come l’acqua e il cibo – conclude Polillo – è l’autostrada che permette di spostarsi con la mente da un luogo all’altro”.

Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, in conclusione dei lavori, ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo della scuola e della famiglia nell'inculcare quelle regole che sono alla base della convivenza civile, quindi del rispetto degli altri: “Ma anche i giovani, a loro volta, hanno diritto al rispetto della società che ha il dovere di tenere conto della loro fragilità adolescenziale. L’industria culturale che produce modelli inseguiti dai giovani dovrebbe porsi a propria volta delle regole magari dotandosi di un apposito codice etico”.

 

 COMUNICATO STAMPA

 

MINORI: AUMENTANO I REATI COMMESSI DA ADOLESCENTI DI “BUONA FAMIGLIA”

BABY GANG E REATI SESSUALI ESPRESSIONE DI DISAGIO ESISTENZIALE

 

In una tavola rotonda si analizzano i motivi del fenomeno e l’influenza dei modelli

proposti dall’industria culturale e dall’informazione

Mercoledì 30 ottobre, ore 10, presso Museo Teatrale SIAE del Burcardo, Via del Sudario n.44  Roma

 

Roma, 29 Ottobre. Sono circa 23.000i minori in carico ai servizi della Giustiz ia, con un significativo aumento rispetto al 2010. Nel dettaglio: 1.610 gli ingressi nei CPA (Centri di prima accoglienza) di cui 50% italiani e 50% stranieri, 1.441 i collocamenti nelle Comunità di cui 64% italiani e 36% stranieri, 971 gli ingressi negli IPM (Istituti di pena minorili) di cui 56% italiani e 64% stranieri,  19.131 i minori in carico agli USSM (Uffici del servizio sociale per i minorenni) di cui 80% italiani e 20% stranieri (Fonte: Servizio statistica del Dipartimento giustizia minorile, dati 2013 aggiornati al 15 ottobre).

Il dato però non è esaustivo, perché esiste uno scarto molto elevato tra il numero di adolescenti che realmente delinquono e quelli che vengono denunciati. Gli esperti lo definiscono il "numero oscuro" della devianza minorile.

Le analisi basate sui numeri ufficiali rivelano che nella maggior parte dei casi i minori provengono da contesti familiari disagiati ma crescono i comportamenti devianti anche tra coloro che non hanno alle spalle situazioni familiari critiche.

Nel Nord Italia sono soprattutto gli stranieri a commettere reati, mentre nel Sud, dove esiste una maggiore contiguità con la criminalità organizzata, il dato si capovolge.

Un aspetto che colpisce è che tra gli adolescenti italianila devianza è spesso espressione di malessere esistenziale e di disturbi del comportamento. Fenomeni come le baby gang o i casi di violenza sessuale si manifestano frequentemente nelle regioni più ricche, tra i figli di contesti cosiddetti “normali”, quelli che le cronache giornalistiche sintetizzano nella formula "buone famiglie".

Secondo una ricerca europea che ha coinvolto il Dipartimento giustizia minorile e l’Istituto psicoanalitico per la ricerca sociale (progetto Family Roots) e che ha visto analizzare un campione di 100 minori autori di reato tra Roma e Napoli, tre casi su quattro di violenza sessuale (75%) sono commessi da adolescenti provenienti da contesti familiari “normali” o comunque con un basso livello di problematicità.

 

Che cosa provoca l'insorgere di un disagio? Quanto quel disagio può essere influenzato da una visione distorta della vita reale? Quanta responsabilità hanno i falsi miti e i falsi valori veicolati da determinati modelli culturali? E quale influenza hanno l'acquisizione di modelli irraggiungibili o negativi sui minori che commettono reati?

Partendo da questi dati e da queste domande, si confronteranno in una tavola rotonda dal titolo “DISAGIO MINORILE: FALSI MITI, FALSI VALORI”,promossa da Associazione Inverso Onlus, Dipartimento per la giustizia minorile e Siae: Serenella Pesarin, direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari Dipartimento giustizia minorile, Raffaele Bracalenti, presidente dell’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali, la scrittrice Dacia Maraini, la giornalista e scrittrice Marida Lombardo Pijola, Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura Italia, Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso. Apre i lavori Caterina Chinnici, capo Dipartimento giustizia minorile. Conclude Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia. Modera la giornalista Antonella Bolelli Ferrera.

L’incontro rientra nel quadro delle attività in favore della cultura della legalità avviate dal Premio Goliarda Sapienza “Racconti dal carcere”.

 

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